mercoledì 13 giugno 2012

Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il resto non c'è poste pay


In quattro semplici passi, o forse meno, ci mandano a casa. E noi non nasciamo digitali e nemmeno arriviamo cartacei. Siamo fatti di ciccia, e proprio per questo il nostro posto di lavoro (avete presente, quella cosa che in questa società è semplicemente indispensabile) meriterebbe qualche parola in più.
Anzi.
QUALCHE PAROLA.
Perchè da parte di Poste tutto tace, come se non ci fosse niente da dire, come se la partita fosse chiusa o nemmeno fosse stata aperta. I problemi sono ancora tutti lì, da risolvere, a partire da quelli loro, interni, organizzativi, e verranno risolti a colpi di interinali, lavoratori stagionali e quant'altro di peggiore possa aver tirato fuori il codice del lavoro negli ultimi decenni.
La contrattazione aperta da Poste per un mese, congelando i bandi per dare più agio agli incontri tra parti, si è rivelata una presa per il culo. Non lo dico riferendomi al sindacato, confidando e credendo davvero che abbiano fatto e stiano facendo tutto il possibile, ma alla dirigenza di Poste. Sarmi stesso aveva indicato il 15 come fine della contrattazione, e ad oggi viene detto che il 15 non ci saranno comunicati di nessun tipo. Come se nulla fosse.

Anche noi siamo sempre qui. Ci sono cose che non si possono comprare, e tra queste c'è il lavoro. E per tutto il resto non ci sono nè master card, nè Poste pay. 
Anche la nostra dedizione al lavoro, anche il nostro impegno, anche la nostra esperienza, anche la nostra deontologia (per quanto la nostra non sia strettamente una "professione") sono cose che non si possono comprare, per quanto vale.
E tuttavia qui restiamo, convinti che quel posto di lavoro sia nostro, che ci spettino delle risposte da parte dal gruppo Poste Italiane, che non sia possibile far volgere il mondo del servizio postale al disservizio totale dove  sta per essere pilotato. 
Firmate con il vostro nome il vostro sostegno, aiutateci ed aiutatevi, difendiamoci insieme da chi vuole negare una rete indispensabile di servizi fornendo un disservizio con il silenzio dello stato. Firmate questo appello: http://www.articolo21.org/2012/05/firma-lappello-no-al-licenziamento-dei-2000-lavoratori-transystem/


3 commenti:

  1. ma quale professionalita' e quale deontologia, siete l'inefficienza fatta istituzione siete casta nella casta e ancora vantate pretese ? andatevi a nascondere buffoni

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  2. So per esperienza che non è ovunque così, ma onestamente nel sud italia (e in particolare a Vittoria in provincia di ragusa) almeno gli addetti agli sportelli andrebbero licenziati senza se e senza ma... la qualsiasi operazione richiede tempi biblici, le pause bagno e caffe si sprecano, e se serve alzarsi per prendere un modulo, 2 metri diventano 2 chilometri.... per non citare il continuo perdere tempo in chiacchiere con colleghi e conoscenti.

    Sono contro gli scempi fatti sul fronte del lavoro dai governi ultimi che abbiamo avuto, ma mi viene difficile (assai difficile) vedere vittime tra gli impiegati degli uffici postali nella mia zona (e in generale in tutto il meridione).

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  3. Specifico ancora una volta: NON SIAMO IMPIEGATI O DIPENDENTI DI POSTE ITALIANE, ma molto semplicemente dipendenti delle società private appaltatrici. Siamo dipendenti degli appalti postali, non siamo agli sportelli nè in alcun ufficio di Poste Italiane.

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