mercoledì 17 ottobre 2012

Io sono delirante


"Che gli intellettuali e i tecnici di una società borghese, così come tutte le sue istituzioni, esistano per salvaguardare gli interessi, la sopravvivenza del gruppo dominante ed i suoi valori, è cosa ovvia. Ma non è altrettanto automatico riconoscere e individuare, nella pratica quotidiana, quali siano i processi attraverso i quali gli intellettuali o i tecnici continuano a produrre -ciascuno nel proprio settore- ideologie sempre nuove che mantengono inalterata la loro funzione di manipolazione e controllo. Soprattutto non è altrettanto automatico che la classe subalterna, anche la più politicizzata,  riconosca nella scienza e nelle ideologie la manipolazione e il controllo di cui è oggetto,  e non invece un valore assoluto, che accetta perchè al di là della propria possibilità di conoscere e di comprendere, e perchè manipolata in modo da non conoscere e non comprendere. (...) Chi è oggetto della manipolazione e del controllo di una branca della scienza qual è, ad esempio, la medicina, è difficile che identifichi diagnosi e cura come una forma di manipolazione e di controllo, quando non di distruzione; al massimo la ritiene una risposta insufficiente ai propri bisogni. Ma anche questi bisogni sono manipolati e condizionati in vista della risposta che si vuole darvi. Il ricoverato in ospedale psichiatrico è, tradizionalmente, ritenuto da tutti tanto più delirante quanto meno riconosce l'internamento come la risposta al disturbo di cui soffre." (da Franco Basaglia, Crimini di Pace, Einaudi 1975)

Lo aveva già scritto Gramsci, più o meno così, ne riparla Basaglia. Vi chiederete, forse cosa c'entri Basaglia, gli studi psichiatrici con noi, lavoratori dell'appalto postale, cassintegrati. C'entra, eccome. Noi facciamo parte di una classe di malati a cui è stata somministrata dal governo dei tecnici una cura incomprensibile ed inaccessibile, forbita di tutti termini fino ad un anno fa sconosciuti (valga per tutti lo spread), tesa a tagliare per curare. Noi, tagliati da una azienda di azionariato statale, noi cassintegrati tutti, siamo un male necessario, e se rifiutiamo di adeguarci, sguazzare nel mondo della disoccupazione, siamo i pazienti che rifiutano la cura. Siamo noi i deliranti di oggi,  a chiedere lavoro, merito, occupazione, stabilità. Tutte le volte che si pronuncia la parola stabilità qualcuno ride. Ed è sempre uno della classe subalterna egli stesso, perchè si è fatto internare, ha preso la medicina ed ha finto di comprendere la cura che alimenta lo status quo. Hanno passato la menzogna peggiorativa del livello qualitativo della vita come realtà, come calice da bere, volente o nolente, hanno alimentato un credo inumano che ci sta conducendo lentamente alla totale disgregazione dei nostri diritti, primo di tutti, quello a una vita felice, sana, e non permeata di depressione, stress, ansia.
L'evidenza sta proprio nel nostro caso. Si sono tagliati 2000 lavoratori a tempo indeterminato, perchè costavano troppo, seppur esterni, e si sono assunti 1800 lavoratori a tempo determinato. Si sono tagliati uffici postali ed altri ancora ne verranno tagliati a migliaia e nonostante tutto questo il leader maximo, el comandante en hefe di Poste Italiane mantiene saldo il suo stipendio di 1,5 milioni di euro annui.
1,5 milioni di euro annui. 
La sua retribuzione, cioè quella di un a.d. di una Spa ad azionariato statale, dipendente, seppur privata, dal governo, non è stato scalfito.

Non so voi, io non ho voglia di accettare l'ingiustizia.
Non ho voglia di accettare la cura, specie quando mi trovo a leggere questi comunicati (http://www.slc-cgil.it/modules.php?name=News&file=article&sid=4548)
Io non ho voglia di farmi internare, voglio ancora essere additato come delirante.

Io sono il delirante.


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